Solo le stelle stanno a guardare e per fortuna per la Leucemia Linfatica Cronica il progresso scientifico non è stato a guardare!
La leucemia linfatica cronica è un tumore ematologico raro, ma è anche il tipo più frequente di leucemia che colpisce la popolazione occidentale.
In Italia rappresenta circa il 30% di tutte le leucemie ed è la più frequente nell’adulto-anziano: l’età media della diagnosi è 70 anni e meno del 15% dei casi viene diagnosticato prima dei 60 anni. Oltre 3.000 nuovi casi ogni anno (il 60% maschi) e la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è intorno al 70%.
Chi ne è colpito può non aver mai bisogno di trattamenti, con un’ottima sopravvivenza, e per altri purtroppo la malattia richiede numerose terapie, e minore è la sopravvivenza.
Nella maggior parte dei casi (circa il 70%) la diagnosi di Leucemia Linfatica Cronica è casuale, viene trovata in persone che stanno generalmente bene magari in occasione di esami di controllo che mostrano un aumento del numero dei globuli bianchi, in particolare dei linfociti nel sangue.
La leucemia linfatica cronica (LLC) è una neoplasia ematologica che consiste in un accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici in cui uno di questi linfociti (solitamente linfocita B) produce un clone maligno che non risponde più agli stimoli fisiologici e le cui cellule diventano immortali, continuando a riprodursi e accumularsi.
Alcuni pazienti possono mostrare all’esame clinico un aumento delle dimensioni dei linfonodi superficiali e della milza. In rari casi le analisi del sangue possono mostrare anemia, ovvero, una diminuzione del valore della emoglobina e dei globuli rossi, o anche la riduzione del numero delle piastrine.
Quando non è in fase acuta, il protocollo vuole che la malattia venga costantemente “guardata a vista” e che si aspettino eventuali sviluppi … insomma la leucemia linfatica cronica è una sorvegliata speciale!
Per decenni la chemioterapia è stata l’unica arma di cura, ma da oltre dieci anni sono comparsi gli anticorpi monoclonali. Oggi la prima linea di trattamento consiste nella chemio-immunoterapia (rituximab+chemio) ma vi sono importanti fattori predittivi di risposta alla chemioterapia e, in presenza di questi, o se vi sono recidive, oggi esistono nuovi farmaci molecolari importanti, in grado di colpire bersagli specifici.
Questi farmaci, agendo su un bersaglio così preciso sono più efficaci e meno tossici. Per questo, si può dire abbiano completamente cambiato la prognosi della malattia e si attende un loro più precoce utilizzo. Punto chiave della sostenibilità è e sarà la durata di terapia.
La leucemia linfatica cronica è un esempio di come i progressi prodotti dall’innovazione abbiano drasticamente cambiato le aspettative di vita dei malati; arriviamo oggi, attraverso l’innovazione, a terapie che cronicizzano la malattia, facendo vivere ai malati una vita pressoché normale.
Insomma se il protocollo clinico per la leucemia linfatica cronica recita watch and stay, beh meno male che il progresso scientifico non è stato a guardare!