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TUMORI RARI, DALLE PATOLOGIE ALLE PERSONE

Sanità green per la salute della popolazione e il benessere del pianeta

L’80% delle malattie rare ha un’origine genetica, ma una quota del 20%, in particolare problematiche oncologiche, può avere elementi ben noti dagli affetti del cambiamento climatico. E’ quanto emerge dalla seconda giornata sugli Stati generali delle malattie rare, focus Nord Italia, in corso a Bergamo, promossa da Motore Sanità e portata all’attenzione di istituzioni, professionisti e associazioni da parte dell’Osservatorio Innovazione.

Ogni individuo dovrebbe essere coinvolto e responsabilizzato nella cura della propria salute e nella promozione di pratiche sostenibili ed ecocompatibili per proteggere il Pianeta”, ha detto Walter Locatelli, Direzione Scientifica di Osservatorio Innovazione e Presidente dell’Associazione Io Raro. “Solo attraverso un approccio globale e collaborativo, basato sull’innovazione, la ricerca e l’educazione, si potranno affrontare in modo efficace le sfide attuali e future della salute e del benessere globale”.

LA SANITÀ PRODUCE PIÙ CO2 DELL’INTERO TRASPORTO AEREO

Basti pensare che gli ospedali sono tra i primi consumatori di energia (superiore di circa 3 volte a quello abitativo) e che il settore sanitario – attraverso la gestione degli edifici, l’erogazione dei servizi, l’utilizzo di farmaci, dispositivi medici e tecnologie sanitarie, lo smaltimento dei rifiuti, l’alimentazione e i trasposti – contribuisce con il 4-5% al totale delle emissioni in atmosfera di gas clima-alteranti, più o meno il doppio dell’intero trasporto aereo. Qualche esempio: mille test del sangue producono l’equivalente di CO2 di 700 chilometri percorsi in automobile, mentre una singola risonanza magnetica produce l’equivalente in CO2 di un’auto che percorre 145 chilometri. Da qui l’importanza dell’appropriatezza, ovvero il non fare indagini che non servono e che potrebbero compromettere lo stato di salute del Pianeta.

GLI EFFETTI DELL’INQUINAMENTO

Diversi studi evidenziano come ci possano essere effetti a livello neurologico, a livello di incidenza di ictus, cefalea, demenza e peggioramento della sclerosi multipla. Quindi è tutta quella parte dell’iceberg non visibile delle malattie rare e ultra rare che non arrivano, spesso, a una diagnosi. Il dato dell’epidemiologia per le malattie rare è quantificare e identificare a da lì prendere provvedimenti e, per quanto possibile, trattamenti per i pazienti affetti” ha spiegato Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario Aziendale IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio e Virologo Università degli Studi di Milano.

CHE COSA VUOL DIRE SANITÀ GREEN

Di sanità green se ne sta parlando ormai da anni e ne sentiremo parlare ancor di più. “Per fortuna, perché deve essere sviluppata una sensibilità al tema di costruire un sistema sanitario non più e non solo caratterizzato da efficienza ed efficacia delle diagnosi e delle cure, ma anche dalla sostenibilità in un contesto ambientale che diventa ogni giorno più critico – ha sottolineato Claudio Vito Sileo, Direttore Generale ATS Brescia. “Certamente il primo pensiero va agli aspetti energetici e di impatto sul clima nella costruzione di nuovi ospedali o case della comunità o nelle ristrutturazioni, ma non si tratta solo di questo. Sostenibilità e compatibilità green vuol dire anche rafforzare una medicina basata sulle evidenze scientifiche e dunque sull’appropriatezza, vuol dire rivoluzionare i modelli organizzativi, vuol dire lavorare sugli stili di vita, sui determinanti ambientali di salute, su una visione più allargata del concetto di salute, da assenza di malattia a promozione di una condizione di benessere completo, così come da anni l’OMS sostiene. Le nuove prospettive di una nuova sanità territoriale possono, anzi devono, essere l’occasione per dare concretezza agli obiettivi di una sanità green, e la parola d’ordine, quasi lo slogan, dovrebbe essere la “prossimità”, intesa come capacità di intercettare i bisogni là dove nascono e ripensare una risposta in termini di offerta, ma anche di educazione e promozione della salute, che va verso il cittadino e non il contrario. Più che una speranza deve essere una prospettiva!”.

SLOW MEDICINE

Lo scorso mese di marzo I’ICCP, il gruppo intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’ONU, ha pubblicato un importante rapporto tecnico, richiamando l’attenzione dei Governi sulla grave minaccia che incombe sugli equilibri degli ecosistemi terrestri a causa del riscaldamento terrestre e sulla possibilità di poter evitare la catastrofe purché siano adottate, in modo rapido e incisivo, adeguate misure di contenimento delle emissioni di CO2. 

Per questo motivo e in considerazione delle rilevanti ricadute sulla salute, medici e professionisti sanitari dovrebbero essere in prima linea nell’opera di contenimento delle emissioni di CO2 – ha evidenziato Antonio Bonaldi,Presidente di Slow Medicine e socio fondatore della Società Italiana di Health Technology Assessment – anche perché le misure che garantiscono la sostenibilità ecologica dei servizi sanitari contribuiscono nel contempo a migliorare la qualità e la sicurezza delle cure. A questo riguardo le iniziative da mettere in atto sono tante e attengono sia agli aspetti tecnici relativi alla gestione dei servizi sanitari, come per esempio l’efficientamento energetico degli edifici o la gestione dei rifiuti, sia gli aspetti clinici, come per esempio la prescrizione di farmaci, l’uso di gas anestetici o l’appropriatezza delle cure. Nel corso dell’incontro, sulla base delle migliori conoscenze scientifiche oggi disponibili e dell’esperienza maturata in questo settore, verranno individuate e discusse le possibili aree d’intervento e le diverse iniziative che le organizzazioni sanitarie e i professionisti della salute dovrebbero mettere in atto per avvicinarsi agli obiettivi della neutralità climatica previsti dagli accordi internazionali sul clima di Parigi”. 

GLOBAL HEALTH

L’evoluzione del concetto di salute è in relazione con le più recenti acquisizioni che spaziano dal tema della sanità pubblica a quello di ‘one health’, di ‘global health’ e di ‘planetary health’. Anche l’evoluzione delle organizzazioni sanitarie sta spostando il proprio baricentro verso un maggior rafforzamento della sanità territoriale, accompagnato da una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale. In questo senso l’ASST Bergamo Est è fortemente impegnata su questo versante e ne è la prova la recente adesione alla rete internazionale ‘Global Green and Healthy Hospitals’, cui partecipano altre 6 realtà sanitarie italiane.

Ne è scaturito un progetto denominato ‘Greener and safer health care’, una sorta di ‘road-map’ con la costituzione di un ‘green team’ aziendale, che si propone di ridurre l’impronta ecologica dei servizi sanitari senza compromettere la quantità e la qualità delle curechiosa Francesco Locati, Direttore Generale ASST Bergamo Est.

Si agisce sostanzialmente su tre fronti:

– rendere consapevoli tutti coloro che operano nell’azienda sanitaria (medici, infermieri, tecnici e amministrativi) dei rischi associati all’emergenza climatica,

– identificare e avviare iniziative capaci di mitigare l’impatto ecologico delle cure, facendo in modo che tutti imparino a valutare le conseguenze delle proprie decisioni anche dal punto di vista dell’ambiente, cercando in ogni circostanza di adottare le soluzioni più sostenibili;

– individuare idonei indicatori di processo e di risultato attraverso i quali monitorare le attività, riconoscere i successi e mettere in atto le eventuali azioni correttive.

“La road-map è stata presentata nel mese di giugno dello scorso anno nel Convegno che abbiamo organizzato ad Astino (Bg) e che ha visto la partecipazione di autorevoli esperti: il Dott. Bonaldi, il Prof. Remuzzi, il Prof. Luisi, il Prof. De Toni, Il Prof Morzenti Pellegrini e il Dr. Alberto Ceresoli, direttore dell’Eco di Bergamo, in qualità di moderatore – conclude Francesco Locati”.

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